romanzo di Ada Pirocolpo (1994)


"Il tempo del mondo è un bambino che gioca, che mette qua e là le pedine; il regno del bambino"

ERACLITO, Frammento 52 (Diels)

12/08/11

Capitolo 7 - THOMAS, DETTO 'LORD ORANGE'

Il lavoro procedeva a vele spiegate e Ruben e Thomas, Lord Orange, erano sempre più impegnati all'Università. Insieme formularono inoltre, dopo numerosi incontri a tavolino e tante notti trascorse a studiare, un progetto per il recupero dei giovani disadattati della città. Era destinata a travalicare l'ambito professionale questa amicizia.

Fieri del loro progetto, Lord Thomas e il dottor Ruben si occuparono della relativa realizzazione. Una volta ottenuti i dovuti permessi burocratici, fondarono una comunità di recupero. Ruben e Thomas, pur non occupandosi personalmente dei giovani disadattati ma fungendo da coordinatori, radunarono volontari e dipendenti stipendiati per lavorare nei rioni in cui la sofferenza umana generava il disadattamento delle giovani generazioni.  Erano ospitati e vivevano in comunità molti ragazzi, i cui genitori erano morti o accidentalmente o a causa della loro stessa violenza. Lo squallore di tali esperienze traumatiche si prolungava nel tempo e nello spazio proprio attraverso le esistenze dei giovani virgulti innestati sulle loro dure e orribili radici: nella comunità poteva venir loro offerto un po' di tepore, un po' di conforto. Thomas e Ruben erano diventati per alcuni dei giovani i veri e unici punti di riferimento e i modelli di realizzazione umana e sociale.
La comunità organizzò anche delle escursioni, che causarono non pochi problemi e tensioni. Thomas e Ruben cercavano  di esser sempre presenti in queste gite. Numerose furono anche le conferenze organizzate per divulgare il progetto della comunità di accoglienza, che presto cominciò a fruttificare e a diffondersi. Una sera, i ragazzi andarono ad assistere a una rappresentazione teatrale insieme ai loro tutori. Quella sera, il fato volle che anche Ruben e Thomas partecipassero all'appuntamento. Era sfuggito un particolare a Ruben, forse a causa di una rimozione: la spalla del protagonista dello spettacolo era interpretata niente meno che dal vecchio Silvestro. Fu una sorpresa piacevole per Ruben rivedere Silvestro. Si risvegliò dopo tanti anni, tuttavia, nel professor Ruben un desiderio di rivalsa. La rappresentazione fu mediocre e i ragazzi si spazientirono molto e arrivarono al punto di gettare gli ortaggi e gli oggetti - che già si erano portati appresso - fischiando sonoramente gli attori. Silvestro e la compagnia ci rimasero molto male. Ruben, in cuor suo, sogghignava ricordando il passato, ma poi andò da Silvestro personalmente. Questi non immaginava affatto che tra il pubblico ci fosse il vecchio Ruben. Ebbe piacere di rivederlo, dimenticando la cattiva accoglienza di quel pubblico sui generis  del resto. Era proprio come un tempo Silvestro, era fondamentalmente un bravo ragazzo; egli però non apparteneva più al presente di Ruben.

Con l'amico inglese Thomas  Ruben condivideva lo humour e i modi un po' affettati. Thomas conobbe presto la bionda Fiammetta. Anche Thomas amava una donna di nome Marella. Spesso ne parlò a Ruben.  Cattolica e di saldi principi, Marella non volle completare l'unione amorosa con Thomas se non sotto il sigillo sacramentale. Thomas, inizialmente ateo, passò gradualmente a riscoprire la religione e a coltivare la fede grazie a Marella. Ruben anche sentì l'improvviso rinascere in lui di un grande desiderio di spiritualità, accantonato da tempo immemorabile. Ruben volle rileggere Le Confessioni di sant'Agostino che già avevano carpito il suo interesse da adolescente sui banchi del liceo.

Thomas e Marella conobbero Fiamma, che Ruben portò con sé a una serata di gala organizzata dall'Università per sostenere l'iniziativa della comunità di recupero e beneficarla con donazioni.


In un'altra occasione, i quattro giovani ebbero a ritrovarsi ancora a cena. Marella però vide in Fiamma, molto presto, qualche segno di contraddizione. Ruben venne a saperlo dall'amico Thomas, in confidenza, ma a questo dettaglio non diede importanza. Intanto l'unione tra Fiamma e Ruben era sempre baciata da Eros: entrambi erano felici. Ruben, già appagato sentimentalmente, sentì il bisogno di placare la sua sete di sacro. questa componente della sua esistenza era sempre stata carente. E, sicuramente, incise su di lui l'esempio vivente del  sereno legame fra Thomas e Marella, che proprio alla fine dell'anno fu suggellata consensualmente a San Miniato al Monte e adornata da fiori d'arancio.

Ruben e Fiamma parteciparono a quel matrimonio, con le loro menti e i loro cuori proiettati nel futuro: entrambi si identificarono nel ruolo degli amici sposi. Da quel giorno i due amnti cominciarono a parlare di nozze. Sempre più numerose divennero le presenze di Ruben in casa di Fiamma e di Fiamma in casa di Ruben. I genitori del professore guardavano, però, con timore alla famiglia di Fiamma e ciò turbava la sensibilità di Ruben.

In casa di Fiamma, una sera, si accese una discussione improvvisa. Il padre della futura sposa pretendeva per la figlia un posto di ricercatrice presso l'Università. Questo desiderio era intimamente legato al solo conseguente prestigio del frustrato genitore: quell'uomo cominciò a rivelarsi, qual era realmente, tanto ambizioso quanto losco. I suoi lunghi silenzi nei momenti più opportuni per intervenire nelle discussioni di una certa levatura intellettuale, e le focose quanto sgrammaticate sue arringhe assordavano, come farebbero delle grancasse sfondate, la quiete armonica della conversazione, svergognando la di lui misera preparazione culturale. Egli era un uomo arricchitosi con l'inganno e con la sopraffazione; non si era mai interessato a favore della comunità di recupero, nonostante l'esplicita richiesta di Ruben. Gran possidente e gran taccagno, egli bramava solo soldi e successo. Quest'ultimo suo sogno, riguardante la carriera della figlia, era destinato tuttavia da Ruben all'irrealizzazione. Ruben, infatti, si rese conto di non potere, né di volere accontentare una pretesa così sfacciata.


Crebbero nove lune nel cielo di Firenze e giunse il giorno della festa patronale di san Giovanni Battista sul lungarno. Tra la festa di colori e l'allegria, tra il caldo e sereno clima, Fiamma e Ruben ruppero il loro rapporto.
Fiamma coltivava da sempre l'ambizione: era il suo unico segreto e vero amore. Ruben, affranto, continuò la passeggiata sul lungarno. Conclusasi la festa patronale, nottetempo, sotto il vellutato e limpido cielo scuro, camminava al bordo del fiume la tristezza, tutta concentrata in Ruben che lentamente posava, piede dopo piede, il peso dei suoi passi. Egli fissava lo specchiarsi della luna nel fiume. Guardava la chiesa di San Miniato che si erge sulla collina luminosa e fascinosa. 

Ruben ricordò il  canto IV dell'Eneide, nel quale è evidente il volere divino contrario all'unione tra Didone ed Enea: 

dapprima, quando  gli dei scatenano un temporale nel momento in cui due amanti si uniscono sessualmente nella grotta; 











e, poi, quando l'amore della coppia tragicamente finisce, la morte per amore di Didone sulle fiamme roventi avviene, invece, all'alba seguente la più tranquilla delle notti stellate, espressione del beneplacito degli dei.

Fiamma era perduta per sempre.
Ruben andò da Eros, al mattino, dopo la notte trascorsa a camminare e a pensare. Eros lo comprese, come sempre. Gli offrì la sua ospitalità. Ruben stette da Eros per un mese, curando con amore il suo dolore,  e le sue ferite d'amore.
Ruben era saldo nei suoi principi, che lo spingevano al guadagno onesto degli onori sociali attraverso le sole proprie fatiche; scevro di smanie d'arrivismo e alieno da ogni forma di disonestà, egli aveva accumulato una solida esperienza, grazie ai sacrifici con i quali aveva raggiunto una posizione di rilievo. Correttezza e rigore si sposavano in Ruben. Egli, per amore di Fiamma, aveva anche pensato tuttavia di aiutare la sua amata, intravedendo un'onesta possibilità di realizzare  quel sogno, che accarezzava più il padre di Fiamma che non lei stessa. 

Il consiglio di continuo di Eros e di Thomas, illuminava la mente di Ruben in quella ricerca affannosa, finché in un bel giorno raggiante di sole, trascorso quel mese di ritiro per Ruben, il cielo fu tagliato improvvisamente da una lama. Uno spiraglio di luce prese il posto di quella spada di Damocle che fin allora aveva minacciato la ragione di vita di Ruben. Egli si precipitò verso l'abitazione di Fiamma: voleva scusarsi con lei e comunicarle la grande proposta. Ruben avrebbe cercato, con un colloquio da richiedere al Rettore Magnifico, di fare assumere Fiammetta come assistente e ricercatrice universitaria.

Ruben girò l'angolo dell'isolato, al di là dell'Arno, che immette sulla salita culminante nella villa di Fiammetta e provò un senso di emozione. Una commistione di dolore e malinconia, che - ancora una volta - fecero a pugni con il sereno della giornata e del paesaggio. 
Fiamma si trovava fra le braccia di un giovane in tight. Vicino all'amante si ergeva, ringalluzzita e giuliva, la prosopopea dell'arrivismo più ebete, ossia, il signor Gabriele, il padre di Fiammetta.
Ruben non riuscì a proseguire oltre. Con sé aveva portato un mazzetto di pansé: voleva chiedere perdono per il suo vecchio impeto. Quel giovane che abbracciava Fiammetta non pareva proprio uno sconosciuto. Certamente... Ecco nella mente di Ruben, sempre con minuti di ritardo cronico, affiorare i ricordi che prendevano il posto dell'iniziale baluginìo. Fiamma era abbracciata al professor Fieramosca, che aveva ottenuto il titolo di vicerettore dell'Università proprio in quell'anno accademico;
ciò era avvenuto, soprattutto, grazie alle sue nobili origini. Forse  contribuirono alla promozione anche le minacce inferte alle autorità accademiche dal suo influente parentame. Ruben, però, non aveva mai voluto pensare che quell'incarico, il posto di vicerettore, gli fosse stato rubato da Fieramosca; quel pensiero, sempre da lui fuggito, ora gli rimaneva dinanzi inamovibile, solo ora, proprio ora, nell'occasione in cui si accendeva la loro rivalità.
Si fece coraggio Ruben e proseguì raggiungendo i tre interlocutori. Egli presentò le sue scuse a Fiamma, ma si sentì schiaffeggiare i  sentimenti. Ciò non avvenne ad opera di Fieramosca, che lo guardava con aria sospettosa; né a turbarlo fu il padre di Fiammetta, che si limitò a ridere stupidamente con una veemente volgarità  evocante la risata che, nei tempi belli - di certo migliori di questo momento - , era stata tipica dell'amico Silvestro. No! Ruben si sentì colpire da Fiamma, anzi Fiammetta. Proprio la sua dolce amante lo umiliò, lo disprezzò e annunciò  lì il suo certo matrimonio con il professor Fieramosca. Quella celebrazione era perciò stata programmata da tempo. Soltanto allora Ruben capì che Fiammetta era venuta a letto con lui per la sua carriera; ma era altrettanto certo che al professor Fieramosca sarebbe toccata una sorte ben peggiore. E' meglio far l'amore per ottenere una carriera che sposarsi addirittura solo in vista di quello stesso scopo. Ruben, con signorilità, se ne andò salutando e affrettandosi fino a scomparire per sempre dalla vista di Fiammetta, che lanciò solo un'occhiata dietro a quell'isolato donde era arrivato Ruben. Ciò segnava il chiudersi di un capitolo di forti e contrastanti tonalità emotive dall'epilogo infelice e straziante.

Trascorse un giorno e Ruben si recò da Thomas. Questi offrì all'amico compagnia e consolazione. Anche Eros continuava a incoraggiare Ruben, durante i loro frequenti incontri. Il buon Thomas divenne, in tale occasione, una presenza determinante per Ruben.
Sia Thomas sia Ruben smisero di intervenire direttamente nelle attività della comunità di accoglienza e recupero, ormai in grado di proseguire senza il loro apporto. La comunità fu affidata a dei successori più che degni: Marella, moglie di Thomas, sostituì il marito per assicurare una continuità nella gestione dell'opera, coadiuvata da alcuni volontari che si erano distinti per capacità.
L'amicizia fra Ruben e Thomas proseguì e determinò un nuovo progetto: la passione per il disegno e le arti pittoriche unì i due amici in una nuova scommessa: essi diedero vita a una piccola fondazione, cioè a un piccolo Ateneo d'arte, volto alla valorizzazione di artisti in fiore ancora non affermati. Così Ruben si ricordò del suo vecchio amico Blue Bill, che voleva rendere partecipe di tale progetto: con Thomas Ruben s'informò per cercare il vecchio Bill.

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