romanzo di Ada Pirocolpo (1994)


"Il tempo del mondo è un bambino che gioca, che mette qua e là le pedine; il regno del bambino"

ERACLITO, Frammento 52 (Diels)

21/08/11

Capitolo 12 - IL PASSATO SEMPREVERDE

Ruben si sentiva quasi un altro uomo e tutto gli sembrava ricominciare. Egli era convinto di non aver più nulla a che fare col suo passato ma aveva anche il sospetto che ciò non fosse possibile. Un'osservazione, lunga quanto la sua vita stessa, aveva accompagnato Ruben: da sempre... Ruben era stato soverchiato da un pensiero continuo: aveva notato che il mondo è nettamente spaccato in due, e ha un carattere dualistico. 

Questo suo pensiero ebbe origini da osservazioni elementari: ogni ente organico è strutturato in modo simmetrico, a cominciare dal reticolo del DNA, dalle sue quattro sostanze componenti  - adenina, timina, guanina, citosina - e tale disposizione è speculare; così anche il polo positivo si oppone al polo negativo, nell'elettricità; e il protone è opposto all'elettrone. Anche gli animali e gli insetti hanno due occhi o due antenne, due corna e simmetricamente sono costituiti di una destra e una sinistra quasi identiche. La dualità, per Ruben, stava diventando il centro di ogni  cosa, la spiegazione stessa della struttura dell'essere. Anche le costruzioni artististiche o artigianali  sono state fatte dall'uomo sul modello della natura ,con un carattere duale.

Il bianco di una scacchiera è opposto al nero in un incastro misterioso che cela, e quasi svela, il segreto stesso della vita. I sette colori dell'iride sono simmetrici e duali negli effetti delle loro radiazioni: 
il rosso è opposto al ciano,

l'arancio al celeste,





















il giallo al blu,



il verde al magenta,



l'azzurro all'ocra,



l'indaco al beige marroncino,







il violetto al verde acqua.















E, oltre i sette colori, si può procedere all'infinito percorrendo ogni sfumatura e vedere che il turchese si oppone al porpora,















il verde smeraldo al rosa, e così via...













Inoltre, i denti sono in numero pari, sedici e sedici per arcata, disposti otto a destra e otto a sinistra: tutto è simmetrico! Le ali degli insetti e degli uccelli, le loro zampe, le pinne dei pesci, gli arti umani. Il pianeta e i suoi due emisferi è simmetrico; le stagioni e il clima dal caldo al freddo, il giorno e la notte. Nell'uomo il dolore e il piacere sono  simmetrici. Nel pensiero e nella mente umana nasce il senso della quiete e dell'agitazione; la cultura umana è creata sul modello naturale in modo simmetrico: la festa si oppone alla feria, che anticamente era una festa opposta ad altri valori più umani che divini. Nella politica, la sinistra si oppone alla destra, e così via... Si arriva a pensare - non a conoscere - così alla dualità fra conoscibile e inconoscibile, fra l'umano e il sovrumano. Anche l'oltreumano è opposto all'umano: che sia dentro o fuori dell'uomo stesso... E l'Uomo/Dio o il Dio/Uomo? Ruben alla fine lo riconobbe nel Cristo.





Un'altra dicotomia era sempre... stata all'origine dei problemi di Ruben: l'opposizione maschio/femmina.

Questo dualismo, che tutto origina e tutto cela nel segreto dell'unione nel talamo dell'amore, era per Ruben il mistero dei misteri.  Ruben guardava a questo mondo fatto di duplicità come se giocasse con degli enigmi da risolvere talora riuscendoci talora non capendoli, e scosì si divertiva. Nei suoi discorsi  comuni, Ruben giocava con le nette opposizioni fino a occuparsi della lingua italiana che aveva sempre amato, da buon toscano qual era. Spesse volte, anche le parti più piccole della lingua nostra, che è un prodotto culturale umano, sono incontrollabili e ci sfuggono: gli elementi linguistici non sono statici ma dinamici. Un'altra dualità è proprio quella fra staticità e dinamicità, da sempre... studiata, come ai tempi di Eraclito e Parmenide. Alcuni fonemi minuscoli spesso nascondono grandi e profondi concetti, degli abissi incolmabili: sono tanti 'meno' opposti a tanti 'più'..., secondo la teoria rubeniana della polarità; tanti 'sempre'... opposti a tanti 'mai'; tanti 'sempre... più...' opposti a tanti 'sempre... meno': erano i modi di esprimersi preferiti da Ruben... egli usava spesso  queste espressioni; disdegnava invece l'uso dell'espressione 'mai più'...: non gli era mai piaciuta. Questi modi di dire, per opposti, traducevano lo stesso modo di vivere di Ruben, il quale da un eccesso a un altro o da un difetto all'altro cercava tuttavia di raggiungere il virtuoso giusto mezzo. Fu la cosa più difficile per lui arrivare a questo equilibrio. Dopo la sua conversione, si può così capire adesso come egli volle tagliare radicalmente col passato, alla maniera di san Paolo e sant'Agostino; ma ciò gli parve impossibile. V'era  sempre... infatti un riaffiorare del passato che sgorgava come uno zampillo nel fresco giardino di quella nuova creazione.

Proprio ora s'apprestava a sorgere un gettito d'acqua chiara e cristallina. Mentre Ruben era immerso nella lettura della poesia di Juan de La Cruz intitolata La Fontana, improvvisa una visita destò la sua attenzione.

Tornò dopo tanti anni a Firenze Riccardo. Egli fece visita all'amico Ruben, a poche ore dal suo arrivo. Allontanati dagli eventi della vita, i due amici si erano ritrovati già in un abbraccio, con l'affetto di sempre... al matrimonio di Eros e Mirta. Quell'occasione aveva incoraggiato Riccardo a rifarsi vivo presso l'amico che, invece, non si era più fatto sentire negli anni trascorsi, al di là del viaggio a Vienna. Riccardo non chiese i motivi di quel silenzio a Ruben, perché era contento di poter nuovamente godere di quello sguardo luminoso, di cercare la serenità con la condivisione dell'ascolto  e della conversazione frequenti. Riccardo tornò ad abitare sulle rive dell'Arno, terminata la sua esperienza viennese. Egli sentì il bisogno di immergersi nel candore irreale di quel bianco prato trapuntato di rossi gigli, nella città che nei secoli vide pensare Pico della Mirandola. Riccardo si commosse nel rivedere le insegne dei Medici scolpite in quel Rinascimento che, solo a Firenze, è ancora vivo e sempiterno.
Ponte Vecchio... Questa visione suscitò in Riccardo nostalgia e commozione.










Entrò nella chiesa di Santa Felicita a contemplare, sulla destra, La Deposizione del Pontormo, tanto cara anche a Pasolini. Poi andò a vedere gli affreschi di Masaccio e Masolino nella Cappella Brancacci all'interno della chiesa di Santa Maria del Carmine. 





Riccardo non aveva certo perso la sua vena pragmatica; anzi, egli era capace di provare queste profonde emozioni proprio perché esse sorgevano da quel cuore così freddo fuori ma così caldo dentro. Davanti all'Ospedale degli Innocenti Ruben e Riccardo si diedero appuntamento per trascorrere insieme un pomeriggio. Proprio così entrambi cominciarono a raccontarsi le esperienze vissute quando erano stati lontani. A Riccardo Ruben volle comunicare le ultime sue riflessioni. Riccardo lo ascoltò cercando di limarne il dualismo sempre... così accentuato. Sì, era vero ciò che Ruben aveva  notato nella struttutura genetica e biologica degli esseri viventi: anche se le osservazioni di Ruben erano più facili da notare negli esseri animali rispetto agli esseri vegetali e minerali. Riccardo, anch'egli razionale e lucido, era però conscio dell'esistenza di una forza irrazionale che veniva, come un'esplosione, a scomporre sempre...  ogni dualismo. 

Gli opposti sono allontanati da una serie di sfumature, gradualmente. Non sempre è netto il contrasto fra gli opposti; quando esso è netto, allora, balza agli occhi come sublime: si pensi al bianco di una camicia sotto il nero di una giacca... non c'è nulla di più elegante. Quando si accosta il rosso scarlatto al verde chiaro o il blu oltremare al giallo chiaro, il contrasto si percepisce sempre con sfumature diverse, dal forte al tenue... Le sfumature cromatiche permettono un riposo e una piacevole varietà che può divertire; ma quando un elemento irrazionale si colloca fra due opposti razionalmente spiegabili? Ruben, in tal caso, cercava di razionalizzare il tutto, come se dovesse realizzare una sezione aurea, e di spiegare l'irrazionale come un opposto del razionale: così Ruben continuava a  teorizzare il dualismo degli opposti anche attraverso l'opposizione polare razionale/irrazionale.. Del resto, nel razionale rientrava, per Ruben, l'opposizione fra Dio e l'uomo. E l'irrazionale non è che l'opposto, l'ostacolo, il frapporsi, il diavolo, come viene indicato nella teologia, o il male come viene chiamato nella filosofia. Dio era superiore sia all'irrazionale sia al razionale per Ruben, ma egli lo aveva sempre... più... identificato nel razionalità, nel logos.
Nella politica, anche, i poli opposti, della sinistra e della destra sono sempre... distanziati da sfumature le più varie; quando la destra e la sinistra arrivano anche a scambiarsi i ruoli e paradossalmente la destra arriva a sostenere ciò che un tempo sosteneva la sinistra, ecco che l'elemento irrazionale nuovamente s'è impossessato di quello razionale: questa era la teoria di Ruben. E l'elemento irrazionale considerato finora soltanto dal punto di vista umano, in realtà risponde a una dinamica diversa dalle umane considerazioni; l'umanità è superata dal sovrumano, dal sublime... 


Nel rapporto fra i sessi opposti, la maschilità e la femminilità, molte sono le sfumature cromatiche: anche qui un elemento irrazionale s'insinua senza possibile riduzione razionale e va accettato senza un'irragionevole chiusura. Riccardo consigliò all'amico di accettare questo elemento irrazionale in ogni dualismo che l'esistenza ci pone dinanzi e nel quale  siamo stati posti. Ruben fu edificato dal contributo di Riccardo nella sua meditazione. Così Ruben riuscì  a trascorrere serenamente alcune giornate in compagnia di Riccardo e di Fabrizio. Sì, di Fabrizio... Anch'essi sembravano tra loro opposti, ma l'elemento di coesione fra loro era proprio Ruben stesso. Egli era l'elemento irrazionale perché divideva i due amici e con entrambi andava d'accordo. Era un elemento di coesione e di disgregazione, al tempo stesso. Ruben cominciò a individuare l'elemento irrazionale anche nella sua capacità di relazione umana. Vi sono persone che Ruben aveva incontrato nella sua vita che, senza conoscere e senza motivo alcuno, egli aveva talora guardato - talora anche solo intravisto - provando subito qualcosa di repulsivo. 
Com'era possibile provare certezze senza una conoscenza razionale ma solo intuitiva?
Questo teoria dell'elemento irrazionale affascinava Ruben. Così era stato infatti fra Riccardo e Fabrizio, ma Ruben in quel caso si era trovato in una posizione di favore; infatti, conoscendo entrambe quelle storie, Ruben aveva potuto comprendere il motivo della loro repulsione reciproca. Tra i due v'erano anche coincidenze, oltre le incolmabili differenze: subito le consonanze balzavano all'occhio e venivano percepite dall'intuito di entrambi.  In altri momenti, uno dei due prevaleva sull'altro e aveva luogo lo scontro: Ruben aveva imparato a capire un segnale dalla mimica: quando una persona  in un'assemblea, pur conoscendolo, non lo guardava mai egli aveva la certezza che qualcosa minasse il rapporto reciproco alle radici. 






V'erano, infatti, conoscenti di Ruben come Carlino e Scozia che proprio così si erano atteggiati in molti incontri e Ruben s'era sentito schiaffeggiare dai loro modi di fare; egli provò questa stessa sensazione l'ultima volta in cui vide Fiammetta; ma adesso aveva imparato a dominare quelle situazioni e a far rimbalzare l'ostilità nei suoi confronti, come un dolce boomerang, su chi l'aveva lanciato. Facile era diventato per Ruben comprendere le fonti di tali gettiti d'acqua piovana: fu Riccardo ad arricchire tale capacità in Ruben, fu egli a insegnare a Ruben il riconoscere quegli indizi, quei sintomi dell'aggressività repressa; Riccardo l'aveva provata in famiglia nel rapporto dolce e aspro, a un tempo, col padre e col fratello. Ruben perciò doveva molto a Riccardo. Ruben capì che Fabrizio rappresentava un'antitesi a Riccardo anche perché, insieme a Ruben, Fabrizio costituiva un'intrusione nel loro rapporto psicologico. Non soltanto per l'inconciliabilità di fondo ma anche perché si ristabiliva così la triade composta  - nella mente di Riccardo - da lui medesimo, da suo padre e da suo fratello. Il padre, qui, era identificato in Fabrizio; il fratello in Ruben, il quale aveva compreso questo meccanismo psicologico. Ruben non rinunciava mai alle sue interpretazioni iperrazionalistiche; egli riuscì addirittura, così, a trovare la possibilità di un incontro tra Fabrizio e Riccardo. Vi riuscì benché l'incontro non ebbe seguiti: Riccardo e Fabrizio, quella volta, poterono rivedersi a Campo di Marte. Gli opposti s'erano così incontrati nel campo di gioco perché Ruben continuasse la sua partita a scacchi con l'esistenza intera.



Era però giunto il momento di cambiar gioco su quella scacchiera: iniziava la partita di dama.





Per Ruben iniziava un momento più quieto, fatto di silenzi. 
Gli sguardi vennero ad assumere più importanza.
I colori, suoi interlocutori preferiti,  gli parlavano ora con più vigore nel rosso del tramonto, nel verde  d'un prato, nel blu intenso del mare...



E nel confondersi del profumo dei fiori di un ramo di susino con quello di ciliegio, Ruben camminava - come Heidegger - verso un nuovo linguaggio. 
Si potevano vedere in Ruben i riflessi, i nuovi bagliori degli affetti, sempre... in cammino. Anche per Ruben quel primaverile germogliare di fiori era suscitato da qualcosa di indefinibile, di irrazionale: era un dono,  che la ragione non può contenere... era davvero la Grazia.


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