romanzo di Ada Pirocolpo (1994)


"Il tempo del mondo è un bambino che gioca, che mette qua e là le pedine; il regno del bambino"

ERACLITO, Frammento 52 (Diels)

26/08/11

Capitolo 16 - ROSEO SEMPRE... PIU'...

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Terrae 
Rectificando 
Invenies 
Occultum 
Lapidem

Il vetriolo, la pietra segreta, la maturazione umana, l'addomesticarsi dell'uomo e della natura... 
In tutti quegli anni, fra tutti questi colori, Ruben era cambiato.
Egli ebbe ora il presagio di poter trovare la pietra filosofale da lui tanto desiderata da sempre...

Si compiva in lui l'ineluttabile destino di un uomo, ormai maturo, che ora si amalgamava con la realtà oggettiva a lui antitetica: la donna.
Egli guardava al suo futuro vedendolo roseo: voleva vederlo così, senza  l'ombra di travagli interiori, e diventavano perciò sempre... più... complementari l'elemento femminile e quello  maschile. Anche se, in qualche caso, alcuni uomini intraprendono scelte di vita diverse. Così fece Sebastiano, infatti: egli, dopo aver concluso i suoi studi che negli ultimi anni decise di dedicare alla teologia, fu ordinato sacerdote a Santa Croce ed entrò nell'Ordine francescano. Non per questo Sebastiano smise di frequentare Ruben col quale ancora volle recarsi alla conquista di una nuova roccia.
Insieme, Padre Sebastiano  e Ruben s'incamminarono di buon mattino  per scalare il Monte Rosa. Sempre... questa idea aveva solleticato Ruben e Sebastiano ma, soltanto adesso, i due amici decisero di realizzare quel desiderio. Fu una scalata dura e faticosa e - a tratti - pericolosa. La conquista  della roccia fu però riservata soltanto a Ruben perché Padre Sebastiano, esausto, non riuscì ad arrivare fino in cima e dovette fermarsi prima; tuttavia egli fu ugualmente contento.

Quando essi tornarono a Firenze, durante la celebrazione della Messa, Sebastiano puntellò la sua omelia di  metafore carpite da quella scalata. Ruben rimase ammaliato ancora una volta dalla serenità di quel ragazzo che aveva lui stesso educato e che, ora, era diventato un pastore d'anime, persino della sua anima...
Ruben si recò sovente a confessarsi da Padre Sebastiano. Ormai Ruben era un cattolico praticante e proprio Padre Sebastiano rivestiva il ruolo di suo direttore spirituale: questi poté così raccontare all'amico frate tutta la sua vita nei risvolti e nei meandri che prima non erano stati ancora dall'amico sondati.  
I ruoli si erano proprio capovolti.


Ruben ebbe a notare questo ribaltamento molte volte nella sua vita... gli amici assumevano, nel tempo, i ruoli che lui stesso aveva ricoperto in precedenza.

I colori potevano esser visti, nel tempo, in modo diverso, come gli amici del resto.
Anche Huizinga aveva detto che, nel Medioevo, il verde era il colore che annunciava il male e il pericolo, il giallo la mancanza di lealtà, mentre il rosa era considerato anche segno di prudenza o di  temperanza.
Col tempo, però, tutto muta: gli stessi colori diventano significanti di diversi significati...

A Padre Sebastiano Ruben parlò dei suoi primi ricordi: parlò di quelle chiazze colorate viste dalla sua culla, dal passeggino, quando ancora egli non poteva esprimersi se non guardando ed emettendo suoni incomprensibili, quando ancora capiva 'lumen', anziché Ruben. 
Quei limoni, visti sulla bancarella di un fruttivendolo durante una passeggiata, ritornarono nella sua memoria. La madre che lo chiamava era stato il primo suono che Ruben aveva compreso.
Padre Sebastiano divenne molto importante per il cammino spirituale di Ruben, il quale fu  in precedenza determinante per la crescita umana del giovane Sebastiano: il frate non dimenticò mai questo.

Un bel giorno, in cui aveva - chissà perché -  nella mente Rysbrack e i dipinti del Giardino degli Aranci di Chiswick, Ruben si recò con Padre Sebastiano agli Uffizi e si soffermò nella sala in cui è  conservato il dittico, costituito dalle tavole di Piero della Francesca, ritraenti Federico da Montefeltro e Battista Sforza con i retrostanti trofei.


Ad ammirare quei dipinti celebri v'erano diverse persone ma solo due colpirono l'attenzione di Ruben; una di loro, in particolare,  fissava quel dipinto con misteriosa persistenza. Ruben, sorpreso da quell'accanito interesse della visitatrice, continuò tuttavia a visitare la Galleria percorrendone il corridoio illuminato dal sole che tramontava dietro le colline d'oltr'Arno.

Il giorno successivo, Ruben si recò all'Università per tenere il seminario di Estetica e una lezione. Fu rapito, durante la lezione, più... volte dal ricordo di quell'episodio fugace quanto intenso, vissuto agli Uffizi.
Nel pomeriggio, egli raggiunse l'Ateneo d'Arte da lui diretto ove, come sempre, trovò già al lavoro Lord Thomas 'Orange', al quale confidò la strana sensazione provata in quell'incontro del giorno precedente: un'aura arcana l'aveva avvolto in un brivido inspiegabile.

Mentre Ruben parlava con Thomas, nell'Ateneo rivide avvicinarsi quelle stesse due persone. Le due dame s'avvicinavano sempre... più... e s'accingevano a visitare la piccola pinacoteca allestita con opere degli autori contemporanei emergenti della Firenze di quegli anni. 
Ruben non lasciò perdere l'occasione di incontrare quelle dame perturbanti, e chiese se poteva essere a loro utile  in qualche maniera. Una delle due dame era alla ricerca di spunti per le sue ricerche; subito,  la donna  più giovane fu pervasa da una luce spettrale che soltanto gli occhi di Ruben vedevano ma, a un tratto, quella visione si raddolcì in  una familiare e intima evocazione della memoria: sembrò a Ruben che, da sempre..., lui e la dama si fossero conosciuti. Non sentirono ancora il bisogno di sapere i loro nomi. Entrambi erano sicuri di cercarsi da sempre...
Sempre... più... capirono quanto fossero stati lontani dal giorno delle loro rispettive nascite. Da sempre... sembravano fatti l'una per l'altro. Ruben guardava soltanto la più giovane delle due dame, mentre l'altra parlava ormai solo con Thomas

Sempre... più...
Sono queste le due parole che Ruben aveva usato più di ogni altra...
Sempre... più...
Da sempre..., più... d'ogni altro significante, Ruben si rese conto di avere usato proprio queste parole mentre componeva il romanzo della sua vita. 
Sempre... più... due concetti che indicano un progresso, una concezione in divenire dell'essere, una concezione dinamica dell'esistenza...
Finora per Ruben l'immagine mentale della donna era stata associata al colore più indefinito, che per lui era il bianco: ogni dama era sempre stata bianca nel suo inconscio. Era stata, infatti, quasi sempre cancellata dalla sua memoria. Ecco ora quei tratti  colorarsi all'improvviso d'inchiostro nero sempre... più...
Sempre... più...
La vita di Ruben era sempre... stata un progredire, e tali due parole racchiudevano ambizione, gradualità nel percorso, soddisfazione, ottimismo. V'era in questi significanti un significato misterioso: lo stesso infinito era imprigionato in quelle due parole.
Sempre... più...
Occorreva, perciò, andare al di là della lettera per coglierne tutto lo spirito. Ormai Ruben attorno a sé non vedeva null'altro più... se non colei che gli appariva dinanzi quasi come un miraggio. Era  come un'oasi nel torrido deserto quella misteriosa donna. La dama nera era sul punto di mangiare sulla scacchiera dell'esistenza quella bianca rifugiatasi nella mente fervida di Ruben. Le mosse avvenivano con frenetica attenzione da parte di entrambi nel dialogo... sempre più...
Sempre... più...
Queste due parole cessarono a un certo punto di avere un senso.
E, come d'incanto, sparirono anche tutte le altre parole che, in queste due, avevano per lui trovato il loro senso.
Sempre... più... tutto intorno cessò d'avere importanza e il silenzio cadde grave.
Nulla si sentiva più...
Solo la quiete...
Sempre... 
Più...
Quanto più... v'era silenzio, all'improvviso, i significati senza significanti aumentarono vertiginosamente  e la comunicazione diventò più... intensa senza il bisogno di parola alcuna. Ruben aveva sempre... pensato che il miglior modo di comunicare fosse quello della ragione  e della parola. Ora comprendeva, di colpo, che non era così. Si capisce di più... senza la mediazione della parola.
L'elemento irrazionale s'era adesso sempre... più... impadronito di lui.

Silenzio.


Sempre...
Più...
Furono proprio queste le due ultime parole - soltanto pensate - da Ruben prima di chiedere alla leggiadra donna il suo nome.
E la dama disse:
"Ardesia".

RIVIVE LA DAMA NERA 
PIETRIFICATA IN RUBEN

Nel tramonto rosso,
un mandarino arancio.
Splendeva la luce gialla
degli aspri limoni verdi.
Mosse il cielo azzurro
un vento, la sera indaca,
su mammole e pansé violette.

Ruben spostava
Una pedina
Bianca: pareva
Emozione ma
Non lo era

E

Arrivò il cenno.
Rapido? No.
"Dimmi: tu m'ami?"
E Ardesia: "Sì".
Sulla scacchiera
I raggi di
Amore e di vita.



FINE

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